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al testo di Rosetta Sacchi
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- Allo scoccare della mezzanotte -
Che alta marea ora tra occhi e cute! Sotto la radice che affiora grigia per questo trapasso di cui non m’avvedo se non sul calendario, un numero a decrescere un’alfa ancora pregna del vecchiume, ironia e severità.
Un calice rosso canta le note d’un pensiero agile con pieno diritto a delle scarpe nuove, che a rappezzar le antiche non conviene. Ai primordi, nel tempo sepolto, furono ali…
Temo dell’alba un’onda che mi scompigli imprevista, inattesa nella sua irruenza poiché l’incanto vince ogni timore e l’approdo nell’universo stellare non è improbabile mentre percorro il filo dell’orizzonte e vedo di memorie scheletriche la cornice lucidata a nuovo.
Perchè sei altrove, tu sei altrove, libero in disparte a benedire ogni errore ogni distrazione ogni umano vizio (fuorchè il mio? ) Non so dei passi in avanti se resterà il suono dove le foglie respirano le nebbie. So d’un cuore che sanguina ad ogni attesa spenta.
Ora io vivo l’estate che s’attarda oltre il cancello incensato di rose e respiro l’anima del cielo, verdeggiante convolvolo nell’incendio della sera
Ora assaporo un frutto che sa di amaro per il tempo trascorso vuoto di terra dura di ferite perenni, crepe senza radici e seme insaziate d’acqua e di luce, trappole per un piede distratto spesso fuori del suo binario.
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